domenica 9 gennaio 2011

Brevi considerazioni dopo 11 anni di "Grande Fratello".

Il popolarissimo format televisivo che prende il nome da una, chiamiamola per comodità "entità", dell'altrettanto famoso romanzo di G. Orwell 1984, è giunto ormai alla sua undicesima edizione.. undici anni quindi. Ma da dove nasce tutto questo successo? Molteplici possono essere le risposte. Potremmo ricondurlo semplicemente ad una storica frase di Giulio Cesare: "date al popolo Pane e giochi" oppure, alla situazione odierna, osservante una popolazione italiana che non vuole ragionare e piazzandosi davanti alla TV accetta passivamante programmi preconfezionati dove nulla è reale, fino al punto di "innamorarsi del proprio carnefice" come vorrebbe la sindrome di Stoccolma. Come può un popolo che in passato è stato tanto brillante e prolisso, accontentarsi di quattro volgarità unite da una sbilenca grammatica? Cosa mai potrà imparare da questo esplouà d'ignoranza? Nulla, Il grande fratello è il manifesto tangibile di una controcultura fortemente voluta da coloro i quali traggono vantaggio dal governare pecore. Grazie! dicono loro, ed intanto lo stivale perde identità e mostra al mondo le sue vergogne.

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